Ultimamente mi è capitato sempre più spesso di riflettere su quelli che comunemente definiamo “fallimenti“.
Ma cos’è esattamente un fallimento? Il dizionario definisce il fallimento come un “errore“, la “mancanza o difetto di qualche cosa” o ancora come un “esito negativo, disastroso, un grave insuccesso“.
Ognuno di noi ha il proprio modo di definire il fallimento: può essere il non aver superato un esame, l’aver commesso un errore o il non avere raggiunto un determinato obiettivo.
Quale che sia quello che definiamo come fallimento poco importa. Ciò che li accumuna è quella spiacevole sensazione che portano con sé. La sensazione di valere poco o nulla, di non essere abbastanza, di non andare bene per come si è.
Questa cosa mi ha fatto molto riflettere e nell’ultimo periodo ho iniziato a cercare di vedere i miei “fallimenti” da una prospettiva diversa: non più come qualcosa di meramente negativo, ma come un’occasione di analisi e di crescita.
Ed ecco che allora quel lavoro non andato in porto mi ha dato l’opportunità di definire quali sono gli standard che voglio rispettare, quella relazione finita male mi ha fatto capire quanto valgo e cosa non sono più disposta ad accettare; quell’errore commesso mi ha insegnato a stare più attenta per fare in modo che non si ripetesse in futuro.
Finalmente ho trovato un senso al detto “Sbagliando si impara“!
Insomma, se visti dalla giusta prospettiva, i fallimenti smettono di essere delle semplici situazioni negative ma diventano dei grandi maestri di crescita e anche la sensazione di non valere abbastanza svanisce. Anzi, si potrebbe dire che è proprio nell’affrontare i fallimenti che troviamo il nostro valore.
Tu cosa ne pensi in proposito? Quali sono i fallimenti che hai dovuto affrontare e quale lezione ne hai tratto?
Parliamone insieme nei commenti!
"Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato"
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